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L'ipnosi per il parto. E' stata da sempre una delle piu' antiche indicazioni all'uso dell'ipnosi.

Sappiamo che, in relazione al parto, le paure piu' grandi che alcune donne hanno sono relative alla paura di non saper cosa fare ed alla paura di perdere il controllo su quello che sta succedendo. Non dimentichiamo che la gravidanza e' un evento fortissimo, il cui sereno svolgimento emotivo si basa puo' essere minato na tutta una serie di fattori, a cominciare dal vissuto della mamma stessa. Come si sono svolti i suoi primi anni di vita, il tipo di relazione che aveva con i genitori, la sua autostima, ecc. Naturalmente ilfatto che una gravidanza sia desiderata o "incidentale" potra' costituire, anche se non necessariamente, un notevole fattore di stress.

Le ricerche hanno evidenziato come l'ansia, lo stress, e le preoccupazioni della mamma possano influenza lo sviluppo psicofisico del suo bambino, in particolare sul versante neurologico, aumentando la probabilita' di problematiche neuropsichiatriche durante l'infanzia.
Le ricerche hanno inoltre mostrato come il trattamento ipnotico durante la gravidanza possa essere un fattore di prevenzione nei confronti della depressione post-partum.

Appare quindi utile, almeno in determinati casi, che la neomamma, se ne sente il bisogno, richieda un supporto psicologico, ove lo ritenga piu' opportuno, sia in privato che preso il Servizio Pubblico.

L'insegnamento dell'autoipnosi, solitamente non presente nei servizi pubblici, consente alla donna di avere uno strumento tutto suo, che le consente di riappropriarsi in modopiu' sereno di quella che e' e sara' sempre una capacita' presente in tutto le donne, ossero quella di partorire. Se osserviamo una gatta partorire possiamo vedere quanto sia calma, serena, rilassata. Possiamo vedere e sentire sulla sua pancia le onde di contrazione che fanno uscire i gattini. Quale e' la differenza tra la mamma e questa gattina ? La differenza sta nel fatto che la gatta e' priva di timori, non sa cosa siano le paure collegate al parto. Nessuno le ha detto "partorirai con dolore", nessuna amica ha provveduto a inondarla delle sue brutte esperienze, ecc. Ecco, il training ipnotico per il parto consente di "rimediare" a questi convincimenti errati e consente inoltre di dare uno strumento nuovo alla donna.

La donna potra' utilizzare l'autoipnosi ogni giorno durante la gravidanza, divenendo, tra le altre cose, sempre piu' abile nel farlo. E questo la aiutera', ad esempio, a rilassarsi ei momenti di maggiore stress o anche ad addormentarsi quando troppo stanca per farlo serenamente alla sera. 

Quando sara' al momento del parto, la donna potra' utilizzare quanto appreso per favorire il suo travaglio di parto, ovvero per far si che avvenga nel modo piu' naturale e sereno. Il travaglio diviene un problema quando la donna ha paura, non si lascia andare, tete tutto e tutti, si guarda attorno piena di paura. Ecco allora il travaglio si blocca. Sapendo invece di avere uno strumento, peraltro gia' sperimentato molte volte in precedente, la donna, alle prime contrazioni, potra' attivareil comando postipnotico appreso ed entrare in autoipnosi, gestendo in modo sereno il decorso del travaglio. L'autoipnosi che ha appreso non prevede gli occhi chiusi, ed infatti la mamma puo' aprire e chiudere gli occhi a suo piacere e puo' anche camminare se lo desidera, e naturalmente fare tutto quello che le verra' richiesto nel suo interesse, da parte del personale sanitario. Il concetto fondamentale e' quello di fugare dubbi e paure e ridare alla donna uno strumento efficace di gestione di se e del dolore. Quando vi sono questi presupposti, partorire ritorna ad essere quello che e', un momento naturale e bellissimo, come per la gatta di cui sopra.

I corsi proposti.

Corso breve.

E' un corso di 3 incontri, il primo dei quali dedicato ad una conoscenza reciproca, per dare modo alla neomamma di esprimere il suo pensiero liberamente ed al terapeuta di effettuare una valutazione clinica.

Durante il secondo incontro verra' insegnata una tecnica di autoipnosi che la mamma potra' utilizzare poi in autonomia sia durante la gravidanza che al momento del parto che nei giorni successivi.

Nella terza seduta, si lavora con la mamma per aumentarne la abilita' nell'uso della tecnica appresa.

Sono possibili ulteriori sedute se la mamma lo desiderasse.

Il costo e' di 80 euro a seduta.

Corso standard.

Il corso standard, di 8 incontri, viene proposto alle mamme che desidera anche ricevere un supporto psocologico ed emotivo durante la gravidanza.

Anche nel percorso standard vengono insegnate tecniche di autoipnosi che potranno essere utilizzate da subito fino al momento del parto ed oltre.

 Bibliografia.

  • "Training ipnotico".  Giampiero Mosconi. Casa editrice Piccin. 1987.
  • "Partorire sognando. L'ipnosi: un'ipotesi per vivere meglio la gravidanza e il parto". Giovanni Farano e Giovanna Colciaghi. 2003.
  • "Trattato di ipnosi". Franco Granone. Boringhieri. 1983.

 

L'ipnosi e'stata da lungo tempo uno dei capisaldi nel trattamento del dolore, sia acuto che cronico. Uno dei primi chirurgi ad utilizzare l'ipnosi in sala operatoria e' stato il dr Eisdale, che nel diciottesimo secolo ha eseguito centinaia di interventi utilizzando l'ipnosi come unico anestetico. In seguito, con la scoperta dell'etere, l'uso della anestesia ipnotica si e' andato perdendo. Piu' recentemente, alla Mayo Clinic, nei primi anni del secolo scorso, sono stati eseguiti in anestesia ipnotica oltre 14 mila interventi utilizzando dosaggi di anestetico ridotti fino ad un quarto rispetto alle dosi comunemente impiegate. Sia nel caso di Eisdale che della Mayo Clinic, la mortalita' degli interventi utilizzando gli anestetici generali era molto piu' elevata rispetto all'autilizzo dell'ipnosi da sola o come supporto alla terapia farmacologica. In seguito l'ipnosi non e' stat piu' usata in ambito chirurgico, per venire riscoperta durante i conflitti mondiali, quando ci si trovava a corto di analgesici ed anestetici. L'ipnosi aveva il vantaggio di essere a costo zero ed inesauribile !

A parte queste situazioni drammatiche, l'ipnosi offre ampie possibilita' per il trattamento del dolore sia acuto che cronico. Il dolore, infatti, ha una componente discriminativa ma anche una affettiva ed in ipnosi e' possibile agire su entrambe. Inoltre grazie alla sua possibilita' di portare ad una distorsione temporale, in ipnosi si possono prolungare i periodi liberi dal dolore e ridurre invece la percezione temporale di quelli in cui il dolore e' presente. E possiamo ancora modificare il modo in cui il dolore viene percepito, ad esempio alterando la percezione di un dolore urente e trasformandolo ad esempio in una sensazione pruriginosa. Possiamo inoltre spostare la sede di percezione del dolore ad esempio dalla testa ad una piede e dal piede ad un dito, e cosi' via. Possiamo anche rendere insensibile un arto, ai primi segni della comparsa del dolore. E, cosa forse ancora piu' importante, possiamo insegnare al paziente a farlo da solo.

Possiamo inoltre agire sul corteo di problemi psicologici che speso accompagnano le sindromi dolore croniche, come ad esempio l'ansia e la depressione. Sappiamo che il paziente che vive nel dolore vive in tre dolori diversi, quellodi ieri, quellodi ossi e quello di domani. L'ipnosi si presta in modo squisito per agire a questi livelli.

Praticamente tutte le sindromi dolorose possono trarre beneficio dall'uso dell'ipnosi, e tra queste ricordiamo

  • Dolore traumatico in soggetti sportivi
  • Dolore da arto fantasma
  • Le cefalee e le emicranie
  • Le algie oro-facciali
  • Le lombalgie e le scitalgie
  • Il dolore neuropatico
  • Il dolore da deafferentazione
  • Il dolore oncologico ed il dolore nel paziente terminale
  • Dolore nei pazienti ustionati
  • Ecc.

Fondamenti scientifici del trattamento del dolore mediante ipnosi.

Il trattamento ipnotico del dolore acuto e cronico è conosciuto e praticato da molto tempo, e ne è stata dimostrata la efficacia clinica. Esiste infatti una voluminosa letteratura clinica e sperimentale che supporta l'uso dell'ipnosi medica nel trattamento del dolore (Hilgard,1984; Hilgard & Hilgard, 1994; Barber, 1996; Holroyd, 1996; Chaves, 1997). Dal 1994 la IASP (International Association for the Study of Pain) ha incluso l’ipnosi nel curriculum dei professionisti che si occupano di terapia del dolore in America. Nel 1996 il Panel Report del National Institute of Health ha definito l’ipnosi come uno strumento affidabile, efficace per alleviare il dolore da cancro e altre condizioni di dolore cronico. Nel 2000 una meta-analisi di Montgomery (Montgomery, 2000), pubblicata nell’International Journal of Clinical and Experimental Hypnosis, rivista leader del settore, su 18 studi controllati, mostra un risultato rilevante: le l'ipnosi  alleviava il dolore nel 75% dei pazienti.

L’analgesia ipnotica.

Until recently, the effects of hypnosis on pain have been largely modelled using behavioural techniques (Craig et al., 2001). However current technological advancements in neuroimaging have allowed for analysis of the brain's localised activation during hypnosis (Raz., et al 2002). Studies have been conducted to try and coordinate the extensive neuronal networks in hopes to invite new understanding into how hypnosis prevents pain perception (Feymonville et al., 2000). The utilization of Positron Emission Tomography (PET) has allowed for the establishment of a clear link between the functional activity of the ACC with the, insula, perigenual cortex, pre-supplementary motor cortex, superior frontal gyrus, right thalamus, right caudate nucleus and midbrain/brainstem (Chen., 2009). These localized areas are functionally correlated with pain modulation (Tracey and Mantyh, 2007), showing connections that exist in the thalamus, hippocampus, septum, amygdala and ACC (Castaglioni et al. 2009). A study using functional Magnetic resonance Imaging (fMRI) on activation levels of specific cortical region identified modulation of upper cortical representation based on the strength of neuronal signals sent via pain pathways during hypnosis (Pykaa et al., 2011). This study consolidates much of the past research, providing further validation for the effects of hypnosis on pain inhibition.

An interesting study using (fMRI) technologies has been used to comparative analysis brain activation of patients who are under hypnosis and those who aren’t (Vanhaudenhuyse et al., 2009). They were able to show differences in neuronal activity, Figure 3, suggesting hypnosis may decrease pain perception by reducing the amount of cortical activation. This study was able to move beyond previous studies as it didn’t just show correlation with specific brain structures and their ability to inhibit pain, but comparatively analysed amounts of activation within these structures.

However, whilst it is clear that our understanding of hypnosis and its effects on pain modulation are improving, there is still no definitive evidence suggesting the underlying mechanisms for how hypnosis causes changes in activation of pain pathways. It is currently believed that further enquiry into the specific neurotransmitters will help deduce the effects of hypnosis on inhibiting pain (Lone Knudsen., et al 2011) but for now we must conclude that although much is known about hypnosis and its ability to inhibit pain, we are unable to discern the exact mechanisms.

Links sull'uso dell'ipnosi nel trattamento delle sindromi dolorose.

http://www.aist-pain.it/

http://www.apa.org/research/action/hypnosis.aspx

Bibliografia.

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Wik G, Fischer H, Bragée B, et al. Functional anatomy of hypnotic analgesia: a PET study of patients with fibromyalgia. Eur J Pain. 1999 Mar;3(1):7-12.

Articoli scientifici.

 

Abstract di articoli scientifici.

The effectiveness of adjunctive hypnosis with surgical patients: a meta-analysis.

Anesth Analg. 2002 Jun;94(6):1639-45, table of contents.
Montgomery GH, David D, Winkel G, Silverstein JH, Bovbjerg DH.

Biobehavioral Medicine Program, Cancer Prevention and Control, Derald H. Ruttenberg Cancer Center, Mount Sinai School of Medicine, 1 Gustave L. Levy Place, New York, NY 10029-6574, USA. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Abstract

Hypnosis is a nonpharmacologic means for managing adverse surgical side effects. Typically, reviews of the hypnosis literature have been narrative in nature, focused on specific outcome domains (e.g., patients' self-reported pain), and rarely address the impact of different modes of the hypnosis administration. Therefore, it is important to take a quantitative approach to assessing the beneficial impact of adjunctive hypnosis for surgical patients, as well as to examine whether the beneficial impact of hypnosis goes beyond patients' pain and method of the administration. We conducted meta-analyses of published controlled studies (n = 20) that used hypnosis with surgical patients to determine: 1) overall, whether hypnosis has a significant beneficial impact, 2) whether there are outcomes for which hypnosis is relatively more effective, and 3) whether the method of hypnotic induction (live versus audiotape) affects hypnosis efficacy. Our results revealed a significant effect size (D = 1.20), indicating that surgical patients in hypnosis treatment groups had better outcomes than 89% of patients in control groups. No significant differences were found between clinical outcome categories or between methods of the induction of hypnosis. These results support the position that hypnosis is an effective adjunctive procedure for a wide variety of surgical patients. IMPLICATIONS: A meta-analytical review of studies using hypnosis with surgical patients was performed to determine the effectiveness of the procedure. The results indicated that patients in hypnosis treatment groups had better clinical outcomes than 89% of patients in control groups. These data strongly support the use of hypnosis with surgical patients.


Neural mechanisms of antinociceptive effects of hypnosis.
Anesthesiology. 2000 May;92(5):1257-67.
Faymonville ME, Laureys S, Degueldre C, DelFiore G, Luxen A, Franck G, Lamy M, Maquet P.

Departments of Anesthesiology and Intensive Care Medicine and Neurology, and the Cyclotron Research Centre, University Hospital of Liège, Liège, Belgium. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Abstract
BACKGROUND: The neural mechanisms underlying the modulation of pain perception by hypnosis remain obscure. In this study, we used positron emission tomography in 11 healthy volunteers to identify the brain areas in which hypnosis modulates cerebral responses to a noxious stimulus.
METHODS: The protocol used a factorial design with two factors: state (hypnotic state, resting state, mental imagery) and stimulation (warm non-noxious vs. hot noxious stimuli applied to right thenar eminence). Two cerebral blood flow scans were obtained with the 15O-water technique during each condition. After each scan, the subject was asked to rate pain sensation and unpleasantness. Statistical parametric mapping was used to determine the main effects of noxious stimulation and hypnotic state as well as state-by-stimulation interactions (i.e., brain areas that would be more or less activated in hypnosis than in control conditions, under noxious stimulation).
RESULTS: Hypnosis decreased both pain sensation and the unpleasantness of noxious stimuli. Noxious stimulation caused an increase in regional cerebral blood flow in the thalamic nuclei and anterior cingulate and insular cortices. The hypnotic state induced a significant activation of a right-sided extrastriate area and the anterior cingulate cortex. The interaction analysis showed that the activity in the anterior (mid-)cingulate cortex was related to pain perception and unpleasantness differently in the hypnotic state than in control situations.
CONCLUSIONS: Both intensity and unpleasantness of the noxious stimuli are reduced during the hypnotic state. In addition, hypnotic modulation of pain is mediated by the anterior cingulate cortex.

 


Functional anatomy of hypnotic analgesia: a PET study of patients with fibromyalgia.

Wik G, Fischer H, Bragée B, Finer B, Fredrikson M.

Eur J Pain. 1999 Mar;3(1):7-12.

Department of Clinical Neurosciences, Karolinska Institute and Hospital, Stockholm, Sweden
Abstract : Hypnosis is a powerful tool in pain therapy. Attempting to elucidate cerebral mechanisms behind hypnotic analgesia, we measured regional cerebral blood flow with positron emission tomography in patients with fibromyalgia, during hypnotically-induced analgesia and resting wakefulness. The patients experienced less pain during hypnosis than at rest. The cerebral blood-flow was bilaterally increased in the orbitofrontal and subcallosial cingulate cortices, the right thalamus, and the left inferior parietal cortex, and was decreased bilaterally in the cingulate cortex. The observed blood-flow pattern supports notions of a multifactorial nature of hypnotic analgesia, with an interplay between cortical and subcortical brain dynamics. Copyright 1999 European Federation of Chapters of the International Association for the Study of Pain.


Functional imaging of brain responses to pain. A review and meta-analysis (2000).

Neurophysiol Clin. 2000 Oct;30(5):263-88.
Peyron R, Laurent B, García-Larrea L.

Département de neurologie, hôpital de Bellevue, boulevard Pasteur, 42055 Saint-Etienne, France.
Abstract :
Brain responses to pain, assessed through positron emission tomography (PET) and functional magnetic resonance imaging (fMRI) are reviewed. Functional activation of brain regions are thought to be reflected by increases in the regional cerebral blood flow (rCBF) in PET studies, and in the blood oxygen level dependent (BOLD) signal in fMRI. rCBF increases to noxious stimuli are almost constantly observed in second somatic (SII) and insular regions, and in the anterior cingulate cortex (ACC), and with slightly less consistency in the contralateral thalamus and the primary somatic area (SI). Activation of the lateral thalamus, SI, SII and insula are thought to be related to the sensory-discriminative aspects of pain processing. SI is activated in roughly half of the studies, and the probability of obtaining SI activation appears related to the total amount of body surface stimulated (spatial summation) and probably also by temporal summation and attention to the stimulus. In a number of studies, the thalamic response was bilateral, probably reflecting generalised arousal in reaction to pain. ACC does not seem to be involved in coding stimulus intensity or location but appears to participate in both the affective and attentional concomitants of pain sensation, as well as in response selection. ACC subdivisions activated by painful stimuli partially overlap those activated in orienting and target detection tasks, but are distinct from those activated in tests involving sustained attention (Stroop, etc.). In addition to ACC, increased blood flow in the posterior parietal and prefrontal cortices is thought to reflect attentional and memory networks activated by noxious stimulation. Less noted but frequent activation concerns motor-related areas such as the striatum, cerebellum and supplementary motor area, as well as regions involved in pain control such as the periaqueductal grey. In patients, chronic spontaneous pain is associated with decreased resting rCBF in contralateral thalamus, which may be reverted by analgesic procedures. Abnormal pain evoked by innocuous stimuli (allodynia) has been associated with amplification of the thalamic, insular and SII responses, concomitant to a paradoxical CBF decrease in ACC. It is argued that imaging studies of allodynia should be encouraged in order to understand central reorganisations leading to abnormal cortical pain processing. A number of brain areas activated by acute pain, particularly the thalamus and anterior cingulate, also show increases in rCBF during analgesic procedures. Taken together, these data suggest that hemodynamic responses to pain reflect simultaneously the sensory, cognitive and affective dimensions of pain, and that the same structure may both respond to pain and participate in pain control. The precise biochemical nature of these mechanisms remains to be investigated.

L'ipnosi in ambito odontoiatrico e' stata da sempre utilizzata, sia per le necessita' degli adulti che dei bambini.

Le situazioni che piu' spesso portano il paziente a richiedere l'utilizzo dell'ipnosi sono le seguenti :

  • Paura degli aghi.
  • Paura del dolore.
  • Riflesso faringeo particolarmente accentuato.
  • Fobia del dentista
  • Bruxismo
  • Incremento della compliance (nei bambini) verso l'uso di apparecchi ortodontici.

 

Il caso del bruxismo.

Il bruxismo è l’abitudine di stringere o digrignare i denti. E' una azione che viene attuata soprattutto durante il sonno, inconsapevolmente, particolarmente nei periodi di maggiore stress. In alcuni casi può essere presente anche durante il giorno. Nonostante i numerosi studi fatti, nessuno sa veramente che cosa provochi il bruxismo.

Digrignare i denti, cioè farli sfregare gli uni contro gli altri, li porta ad unausura precoce. Se invece prevale il serramento dentale, cioè lo stringere forte i denti tra loro, l’usura è minore, però si formano delle piccole lesioni a livello dello smalto dei denti (a volte si possono anche verificare delle fratture dei denti e delle protesi, oppure la perdita frequente di otturazion o a volte anche ponti che si decementano). Purtroppo le sollecitazione meccaniche che il bruxismo determina, si trasmettono alle loro strutture di supporto, cioè mascella, mandibola, gengive, che a lungo andare ne risentono.

Tipicamente l'odontoiatra prescrive un apposito apparecchio, un bite, con buoni risultati. Tuttavia, detto apparecchio, nulla risolve del problema sottostante. E' stato visto infatti sia che il bruxismo peggiora nei periodi di maggiore stress, suggerendo una importante componente psicologica sottostante. Ecco, e' su quest'ultima la terapia ipnotica puo' agire.

 

 Le strategie utilizzate per aiutare con l'ipnosi il paziente odontoiatrico.

Naturalmente molto dipende dal tipo di paziente e dal suo particolare problema. Ad esempio un paziente potrebe presentarsi dicendo di aver da sempre paura di andare dal dentista, poiche' da piccolo, al primoappuntamento, ne e' uscito traumatizzato. In un caso come questo possiamo scegliere tra varie opzioni, in accordo con i desideri el paziente. Possiamo dissolvere il trauma psicologico occorso molti anni fa (che condiziona la vita attuale del soggetto), oppure possiamo dare al soggetto, attraverso l'autoipnosi, uno strumento per poter stare senza ansia su quella sedia per la durata dell'intervento, oppure possiamo lavorare in modo particolare sul controllo del dolore, sempre in accordo con i desideri del paziente.

 

Chi desiderasse maggiori informazioni sull'uso dell'ipnosi in odontoiatria e' invitato a leggere la sezione seguente.

Breve disamina della ricerca scientifica sull'udo dell'ipnosi in odontoiatria.

L'odontoiatria e' stato uno dei primi campi di applicazione della ipnosi medica, assieme alla chirurgia (ed in effetti, i primi chirurghi erano anche dentisti e viceversa). Con la scoperta dei farmaci anestetici, come ad esempio l'etere, l'uso dell'ipnosi si e' gradualmente ridotto. La presenza degli anestetici, tuttavia, se risolve il problema del dolore, nulla fa nei confronti delle fobie che possono essere eventualmente presenti nel paziente, ad esempio per interventi eseguiti in giovane eta' da personale non particolarmente empatico nei suoi confronti (Forgione, 1988).

Ed in effetti, il pensiero di andare dal dentista è spesso associato a vissuti spiacevoli. La prima cosa a cui si pensa è forse il dolore ("sentiro' male ?"), ma per molte altre persone possono emergere anche vissuti di altro tipo, come ad esempio il timore di essere in balia di una altra persona, o ancora la sensazione di disagio al contatto con gli strumenti. Ed infine non dimentichiamo i soggetti con un riflesso faringeo molto accentuato, talvolta a livelli tali da rendere impossibile al dentista di continuare a lavorare.

E' stato osservato in diversi studi che circa il 75% dei pazienti che si rivolgono al dentista si sentono spaventati, il 15% prova ansia ed il 20% riferisce addirittura sintomi somatici legati al disagio (Gatchel, 1989). Appare chiaro come non sia nel'interesse di nessuno che il paziente viva un'esperienza traumatica, anche perche' questo ostacola il lavoro del dentista e crea discomfort nel paziente. Inoltre, soggetti particolarmente timorosi tendono a procrastinare in ogni modo un appuntamento con il dentista, peggiorando la sua situazione clinica.

L'ipnosi, potendo agire su piu' livelli, si presenta come uno strumento particolarmente utile in questo tipo di pazienti. Mediante l'ipnosi, infatti, si puo' agire sia sull'ansia che sul dolore, e questo rendendo i soggetti molto piu' collaborativi consente al dentista di operare al meglio e di ridurre i tempi di guarigione (si e' visto che lo stress allunga il periodo di guarigione delle ferite).

Il controllo dell'ansia risulta fondamentale poiche' e' risaputo che soggetti ansioni hanno una soglia del dolore piu' bassa. Mediante l'ipnosi e' possibile ridurre il livello di ansia associato ad una procedura odontostomatologica, come ha dimostrato una ricerca condotta durante interventi orali e maxillofacciali. In questa ricerca gruppi di pazienti trattati con ipnosi nel periodo precedente alla seduta mostravano, rispetto ad un gruppo di controllo, una notevole riduzione dello stress (Finkelstein, 1991; Eitner, 2006).

Mediante l'ipnosi e' poi possibile agire sul dolore, portando ad una riduzione notevole (in alcuni casi anche alla abolizione) del dolore. In un recente studio eseguito su pazienti con ipersensibilità dentaria, l'ipnosi si e' dimostrata una valida opzione, alternativa ai protocolli tipicamente utilizzati(es trattamento con sostanze desensibilizzanti). Questi pazienti, ad una settimana dal trattament ipnotico dimostravano una riduzione della sensibilità al dolore, che persisteva più a lungo rispetto ad altre metodiche (Eitner, 2010). Una ridotta percezione del dolore consente inoltre un minor utilizzo di farmaci analgesici, che, come e' noto, a volte sono gravati da effetti collaterali.

Un'altra situazione in cui dentista e paziente si trovano senza vie di uscita sono quelle in cui vi sia un riflesso faringeo particolarmente accentuato. Anche in questo caso l'ipnosi puo' dare un notevole contributo, come  hanno evidenziato diversi lavori scientifici (Barsby, 1994; Eitner, 2005).

Alcuni lavori hanno evidenziato come l'uso dell'ipnosi possa portare anche ad altri benefici, come ad esempio un minor rischio di infezioni post intervento, una minor perdita ematica ed una piu' rapida guarigione delle ferite (George, 1980; Enqvist, 1995).

Storicamente, in odontoiatria, l'ipnosi veniva utilizzata anche come mezzo per controllare l'entita' del sanguinamento, tipicamente in pazienti emofilici (Lucas, 1962).

Per quanto riguarda la fobia degli aghi e' stato osservato come nel 20% dei bambini e nel 10% degli adulti l'uso degli aghi da parte del dentista puo' trasformarsi in una vera e propria fobia che accompagnera' poi il soggetto durante il resto della propria vita. Gli studi eseguiti hanno evidenziato comel'uso dell'ipnosi consentisse di ridotte notevolmente il livello di attivazione dei piccoli pazienti, con riduzione degli episodi di agitazione, di pianto, ecc. (Gokli, 1994; . Huet, 2011). Sempre in ambito pediatrico possiamo ricordare come l’ipnosi possa essere utilmente utilizzata per incrementare la compliance del bambino nel caso, ad esempio, della necessita' di utilizzo di apparecchi ortodontici (Trakyali, 2008).

Infine, un accenno alla letteratura disponibile sul tema del bruxismo. Esistono diversi studi che hanno esaminato la efficacie della terapia ipnotica nel trattamento del bruxismo, sia negli adulti che nei bambini. Ad esempio, Clarke con il trattamento ipnotico otteneva nei pazienti benefici significativi sia a breve termine che a 36 mesi di distanza (Clarke, 1991). Risultati analoghi sono stati ottenuti da Wood alcuni anni piu' tardi (Wood, 1999).
 
Bibliografia.

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Abstracts di articoli scientifici.

Effects of hypnotic focused analgesia on dental pain threshold.

Int J Clin Exp Hypn. 2011 Oct-Dec;59(4):454-68. doi: 10.1080/00207144.2011.594749.

Facco E, Casiglia E, Masiero S, Tikhonoff V, Giacomello M, Zanette G.

Department of Medico-Surgical Specialities, University of Padua, via Giustiniani 2, Padua, Italy. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Abstract : The rate, intensity, and selectivity of hypnotic focused analgesia (HFA) were tested with dental pulp stimulation. Thirty-one healthy subjects were hypnotized, and hypnotic suggestions were given for anesthesia of the right mandibular arch. A posthypnotic suggestion of persisting analgesia was also given. The pain threshold of the first premolar was bilaterally measured before, during, and after hypnosis using a pulp tester. During hypnosis, the pain threshold increased significantly (p < .0001) for both sides. The posthypnotic right pain threshold was also significantly (p < .0015) higher than in the basal condition.

Hypnosis technics used to diminish anxiety and fear: review of the literature.

Rev Belge Med Dent. 2003;58(2):99-104.

Willemsen R.

Service de dermatologie, AZ Vrije Universiteit Brussel, Laarbeeklaan 101, 1090 Jette. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Abstract : Hypnosis can be a valuable technique in the management of patients who fear medical treatment. Hypnosis leads to a stronger concentration and a more focussed attention, and thus to a better acceptance and greater effectiveness of suggestions. Literature indicates that hypnotherapy can reduce pain and fear in case of dental or medical phobia. After a short review of the existing literature on the topic, the practical aspects of the hypnotic approach are explained.


The use of hypnosis in dentistry: a review.

Dent Update. 2000 May;27(4):198-202.
Patel B, Potter C, Mellor AC.
University of Manchester.
Abstract : Hypnosis is a valuable technique in patient management. With appropriate training, general dental practitioners can widen the treatment options they can offer to patients, especially those who are dentally anxious. This article provides a brief theoretical and historical overview, and a review of the literature pertaining to the clinical uses of hypnosis in dentistry.


Theoretical concepts and practical applications of hypnosis in the treatment of children and adolescents with dental fear and anxiety.

Br Dent J. 1996 Jan 6;180(1):11-6.
Shaw AJ, Niven N.

Department of Child Dental Health, Dental Hospital, Newcastle Upon Tyne.
Abstract : Dental fear and anxiety in children and adolescents is a common problem. Hypnosis has been shown to be useful in the treatment of these patients. This paper briefly reviews conventional management skills before considering the application of hypnosis. Following a definition of hypnosis, the concepts of relaxation, restricted awareness, blunting of critical faculties and the enhanced capacity to respond to suggestion are outlined. Consideration is given to the induction of hypnosis and its general application in an informal and formal manner. The application of more specific techniques, such as the use of hypnoanalgesia to reduce physical discomfort and the development of coping strategies to help children overcome their fears, are discussed. It has been widely shown that hypnosis is a useful adjunct in dentistry. However, it is unfortunate that hypnosis is not more widely used as it has the potential for making conventional dental management more acceptable and reducing the number of children requiring general anaesthesia.

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